agricoltura urbana

La crescente attenzione nei confronti del benessere dell’ambiente, il desiderio di seguire stili di vita più sani e la necessità di individuare soluzioni che aiutino a risparmiare sulle spese essenziali, sono i tre principali motivi che portano sempre più persone a interessarsi alla cosiddetta agricoltura urbana.

Il termine fa riferimento a tutte quelle soluzioni che consentono di coltivare prodotti della terra direttamente in città, senza doversi spostare in campagna.

Balconi, terrazze, piccoli o grandi terreni, vengono destinati, da famiglie, comunità, associazioni o dallo stesso Comune, alla coltivazione di frutta e verdura. I prodotti ottenuti attraverso l’agricoltura urbana possono essere destinati al consumo diretto oppure alla vendita, e le finalità possono essere più o meno diverse a seconda dei soggetti coinvolti. Nonostante questo, i vantaggi sono sempre numerosi.

Agricoltura urbana: le origini

La pratica di coltivare frutta e verdura entro i confini cittadini ha ripreso vigore negli ultimi anni, soprattutto a partire dalla diffusione della pandemia da Covid 19, ma non è certo una pratica moderna. Le sue origini ufficiali possono infatti essere fatte risalire alla fine dell’Ottocento, epoca in cui fecero la loro comparsa, in Francia, i cosiddetti Jardin Ouvriers, antenati degli attuali orti cittadini, nati per soddisfare il duplice scopo di fornire sostentamento alimentare alle famiglie e aiutarle a riunirsi.

In Italia l’agricoltura urbana ha svolto un ruolo fondamentale nel corso del secondo conflitto mondiale, durante il quale nacquero gli orticelli di guerra.

Agricoltura cittadina: le diverse tipologie

L’agricoltura urbana può assumere diverse forme a seconda dei soggetti che mettono in atto l’iniziativa e degli obiettivi che si pongono.

La forma più semplice è quella praticata dalle famiglie o dai singoli cittadini, i quali possono decidere di coltivare frutta e verdura in vaso, magari sul terrazzo di casa, oppure in un piccolo appezzamento di terreno di proprietà. I prodotti ottenuti vengono in genere utilizzati per la propria alimentazione e consentono di ridurre la spesa alimentare e di consumare alimenti più sani, a minore impatto ambientale.

Un’altra forma di agricoltura in città è quella che prevede la realizzazione, da parte del Comune o di altre realtà, di veri e propri orti urbani, simili a quelli del passato. Questi terreni possono essere assegnati a famiglie o associazioni e permettono di coltivare ortaggi da destinare all’autoconsumo oppure alla vendita.

Gli orti urbani

La creazione di orti urbani è un’iniziativa che fornisce sempre numerosi vantaggi dal punto di vista sociale e ambientale.

Sebbene, come detto, non si tratti di un’invenzione recente, il suo spirito, i benefici e i forti messaggi veicolati sono estremamente attuali e ben si adattano al contesto di vita moderno, il quale volge sempre più l’attenzione verso soluzioni sostenibili ed eque, capaci di abbattere l’impatto sull’ambiente e di creare occasioni di condivisione e inclusione.

Realizzati nel territorio cittadino, in genere in zone periferiche, su terreni non edificabili, aiutano a combattere l’abusivismo e favoriscono la produzione e il consumo di prodotti a km 0.

Tra gli altri vantaggi garantiti dagli orti cittadini rientrano l’aumento della biodiversità, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e l’integrazione sociale.

Orto-Frutteti solidali e inclusività sociale

Tra le iniziative che hanno permesso di ottenere i più grandi vantaggi sotto questo punto di vista rientrano gli Orto-Frutteti solidali realizzati da P&G in collaborazione con AzzeroCO2 in 23 città italiane.

Gli orti sono stati pensati per salvaguardare la biodiversità, valorizzare i territori e promuovere l’inclusione sociale: sono infatti curati e coltivati da soggetti in difficoltà e a rischio di marginalità sociale, come donne vittime di violenza, persone con disabilità, persone che soffrono di malattie mentali o dipendenza patologiche o persone che sono in cerca di una seconda possibilità come ex detenuti o migranti. I ricavati della vendita dei prodotti consentono alle comunità di cui fanno parte di fornire loro un ulteriore aiuto per quanto riguarda la ricerca dell’indipendenza.

Redazione
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